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"Chiara" e il "tesoretto"

Ho una cugina di quarant’anni che, con una laurea in biotecnologie mediche e un PhD in immunologia e biologia cellulare, dal 2009 al 2016 ha fatto ricerca al Centro Nacional de Investigaciones Oncológicas di Madrid e poi si è trasferita al Dana Farber Cancer Institute di Boston. Un paio di mesi fa (in tempo per beccarsi due settimane di quarantena stretta per via dei noti avvenimenti) è tornata in Italia con un Career Development Award da un milione di dollari dalla Giovanni Armenise Harvard Foundation per fondare un suo laboratorio al Centro Interdipartimentale di Ricerca per le Biotecnologie Molecolari (MBC) dell’Università di Torino al fine di studiare i meccanismi di base che regolano la mutazione genetica di KRAS nel tumore ai polmoni.

Come ne parla Repubblica? Così:

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Una scienziata a livello internazionale è "Chiara", d’altronde allo stesso modo in cui, si parva licet, una ingegnera meccanica e aerospaziale, capitana pilota dell’Aeronautica Militare e prima donna italiana nello spazio era "Samantha". Un milione di dollari, poi, deve per forza essere un "tesoretto", perché se non piazzi un cliché non è giornalismo.

Mi sa che si è risparmiata un “anche moglie e mamma” solo perché non è nessuna delle due.


Bonus (in risposta a un mio tweet sulla questione) - Puntuale e inevitabile, quello del "sarebbe stato lo stesso per un maschio":

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